L’amministrazione di Castel Condino, comune del Trentino occidentale, grazie ad un finanziamento dello Stato, ha programmato e realizzato un importante recupero di manufatti della Grande Guerra nell’area delle prime linee italiane nelle Valli Giudicarie, permettendo in questo modo la riscoperta delle vestigia di una lontana guerra, ancora visibili sul suo territorio ma che stavano diventando irriconoscibili. Questo libro documenta i risultati di quel progetto e li mette a disposizione del lettore.
La Grande Guerra, qui, si tradusse presto in guerra di posizione e per questo le maggiori tracce rimaste sono costituite da opere di difesa. Oltre lo sfollamento e la distruzione di paesi, è questa la chiave per capire quel tipo di guerra. Si tratta di un’analisi che va oltre la descrizione del manufatto e del sito, che fa riferimento anche a risvolti sociali e culturali che trascenderanno quel periodo storico.Il volume integra l’intervento sulle opere murarie con notizie storiche, seleziona gli itinerari praticabili, fornisce informazioni per leggere la trama dei ruderi, realizzando così uno strumento sia per chi desideri comprendere ciò che qui è avvenuto ormai cento anni fa, sia chi voglia ripercorrere passo passo i sentieri e le strade costruite dai soldati negli anni fra il 1915 e il 1918.
Le operazioni militari in questa parte del fronte - da una parte e dall’altra - non si erano riproposte la rottura e lo sfondamento delle linee nemiche. La strategia italiana prevedeva il massimo sforzo sull’Isonzo, in direzione di Trieste, Lubiana e Vienna, mentre, per parte loro, le forze austriache avevano adottato un dispiegamento difensivo cercando l’arroccamento su posizioni elevate. Strategicamente parlando, dunque, il Trentino e in particolare le valli Giudicarie e l’Adamello costituirono un fronte “minore”; ma per le popolazioni e i soldati questa definizione significò meno di quanto si pensi.
Evacuazione delle popolazioni, distruzione e incendio di molti paesi, devasta-zione delle campagne: anche qui la guerra era fatta di incursioni e di azioni locali, di bombardamenti e minamenti, resa straordinariamente dura in alta quota dalle condizioni climatiche. Anche qui, alla fine del conflitto, i morti si contarono a migliaia e ci vollero generazioni per ripianare gli effetti delle distruzioni, per colmare i vuoti nella popolazione e ricostruire un equilibrio tre risorse e uomini, in una prospettiva che rendesse queste contrade di nuovo capaci di sostenere la popolazione che vi risiedeva.